Cosa ti ha spinto a creare L’Amaur?
Diversi fattori, non era un’idea definita fin dal principio, di base c’era il gusto e la passione per le cose buone, da sempre, poi da un po’ di tempo la mia precedente attività si trascinava stancamente e il desiderio di dedicarmi completamente a ciò che mi piaceva veramente era forte, poi non sono più un ragazzo e se volevo dar corso alla cosa non potevo più perdere altro tempo.
Il giorno che ho visto il negozio sfitto sotto il portico mi sono deciso ad approfondire, l’ho visitato e mi ha conquistato subito, era intimo, piccolo e caldo, ho preso subito la decisione è da lì in quattro mesi ho sviluppato la forma attuale dell’Amaur.
Quali sono le tue passioni?
Principalmente due: il cibo, il gusto, i vini, mettiamo tutto sotto la voce enogastronomia, anche se un po’ burocratico, ma rende l’idea, e poi la musica, tutta la musica ne ho ascoltata tanta e per circa 35 anni ho anche suonato, la batteria, non posso definirmi un musicista ma uno scarso suonatore autodidatta si.
Come si concilia arte e cibo?
Potrei rispondere molto brevemente: tutto ciò che dà emozione è arte, è una mia convinzione ma potrebbe essere sbagliata, quindi provo a rispondere in maniera più strutturata. Considero la produzione di certi cibi o certi piatti una forma d’arte.
Arte e Artigianato hanno la stessa radice, alla base di entrambe le cose c’è la passione e la ricerca per arrivare a produrre cose che hanno un valore assoluto e che arricchiscono l’animo umano.
Anche nel campo della gastronomia ci sono dei veri e propri artisti che producono cose buone e inimitabili e che vivono il loro lavoro come una missione, mettendo in secondo piano l’aspetto economico, come spesso succede agli artisti delle discipline classiche.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Nulla di eclatante, far crescere al meglio l’Amàur cercando di coinvolgere giorno per giorno sempre più persone e cercando di dare ai miei clienti, non solo un prodotto ma anche la storia e l’impegno che c’è dietro a quel prodotto, vorrei che le persone che vengono da me avessero la sensazione concreta che stanno portando a casa o stanno degustando sul posto, cose preziose, uniche, e che hanno un reale valore gastronomico ed etico.